Questo sentiero era chiamato dai locali dell’Origine o della Frau Pertega.
Luserna fin dal 1711 era alle dipendenze religiose della Diocesi di Brancafora, questo sentiero era perlopiù usato dai Lusernati per partecipare ai riti religiosi, forse uno dei nomi dati era per far capire quanto i Lusernati erano vicini alla fede religiosa.
Narra la leggenda: “Nella grotta della Frau Pèrtega si reca quasi sempre un’unica donna: la levatrice incaricata dai genitori di portare loro un bambino. Quando i genitori si rivolgono alla levatrice, sono già a conoscenza del fatto che il bambino andrà pagato, a caro prezzo se sarà un maschietto e ancora di più se sarà bello. Una distinzione questa che oggigiorno appare semplicemente insensata ma che voleva unicamente indicare come crescere un bambino comporti, un notevole impegno, anche economico. Ancora oggi a Luserna, quando si odono tuoni provenire da est del paese, luogo in cui si trova la grotta della Frau Pèrtega, gli anziani interpretano questo fenomeno naturale quale annuncio di una futura nascita: Frau Pèrtega, infatti, risciacquando la botte che aveva ospitato un nascituro, la urta involontariamente contro le rocce, provocando questo suono”.
Al di là dai miti e delle leggende questo sentiero che qui si descrive è uno dei sentieri storici della Val d’Astico, per l’importanza economica e sociale che rivestì in passato e per l’antichità del suo percorso. Per decenni Luserna fu completamente isolata dalle comunità montane vicine (Folgaria, Lavarone, Asiago) e sebbene 900 metri più sotto, il suo cordone ombelicale lo aveva con i centri della Val d’Astico.
Da Scalzeri di Pedemonte, dopo aver attraversato Ponte Posta, (quota 466 m) a lato della Cooperativa si nota il segnavia CAI 601 da dove parte il sentiero. Ci s’imbatte subito nella cascata del Gorgo Santo con le sue perenni fresche acque. Si continua per un lungo tratto con continui tornanti su un sentiero chiamato dai locali Sentiero dè a Riva. A quota 640 mtroviamo il pianoro di Colbùt fino a giungere a località Muri Nòvi. L’ambiente è arido e la presenza del ginepro è notevole.
Sempre più frequenti gli slarghi prativi chiamati “are” segnalati con numerose tabelle. A quota 800 m l’Ara del Barbapiero, poi l’Ara de Cogolo Rosso, l’Ara del Càndido (quota 975 m) e ancora più su la più grande Ara del Bacanéla infine l’Aron. Tutti questi nomi erano i soprannomi delle famiglie e le are erano minuscole superfici prative. Più avanti troveremo altre superfici da pascolo, in località Ortesìni, e il soprastante Cògolo. Finito questo tratto, inizieremo la parte terminale del tracciato quella più panoramica. Continuando su tornanti arriviamo a quota 1.150 m, dove il sentiero diventa più erto e sassoso. Appaiono le prime terrazze sotto l’abitato di Luserna, abbandonate e invase da rovi e ogni altro tipo di vegetazione. Più si sale e più aumentano i terrazzamenti sostenuti da muri a secco, che noi in Val d’Astico chiamavamo “le vanede” a decine, a destra e a sinistra. Uno sforzo atto a occupare ogni metro disponibile, fonte e ragione di vita, pazienza di secoli. Quello che per tante generazioni è stato fonte di vita per noi camminatori è diventato fonte di svago!
Il ciglio dell’altipiano lo raggiungiamo a quota 1250 m. Dove iniziamo a intravedere in lontananza la sagoma del campanile della chiesa parrocchiale di Luserna dedicata Sant’Antonio di Padova, da lì in pochi passi Piazza Marconi, centro di Luserna (quota 1333 m) e punto di arrivo del nostro percorso.
di Gino Sartori
Fonti: Sui sentieri della Val d’Astico di Liverio Carollo
Sentieri Val d’Astico e Altopiani Trentini- Sezione VIcentine C.A.I. - Centro Documentazione Luserna - www.intineraritrekking.com -
La descrizione del sentiero è indicativa, lo scopo è di invogliare l'escursionista a percorrerlo. Consigliamo, per evitare di imbattersi in errori, di farsi accompagnare da persone del posto o da apposita guida.
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